“Strano”: la meravigliosa poesia di Daniele Rizzo

 

Che strano, vero? Io ti prendevo in giro, e tu mi odiavi,
ed ora siamo nello stesso letto, ogni notte fonda,
svegliandoci insieme abbracciati, con i corpi che si intersecano,
come due rette perpendicolari, e come le nostre lingue nei nostri baci.

Che strano, vero? Come quando ti fisso mentre compiamo effusioni amorose,
e a te da fastidio, troppo,
come quando tu, tiri in mezzo i nomi di altre ragazze,
odio quando alludi ai miei amici, ti ammazzerei.

Che strano, vero? Che io vorrei dire a tutti che ci vediamo ogni giorno,
ma tu, lo vorresti tenere solo per te, come un segreto,
forse a qualche amica l’hai detto, possibile,
ma io, se potessi, lo griderei a tutto l’intero globo.

Che strano, vero? Pensare a come eravamo prima,
sempre a qualche centimetro, uno dall’altra,
ma nessuno si permetteva mai di agire,
e poi, tutt’un tratto ci siamo baciati.

Che strano, vero? Che prima guardavo tutte le ragazze intorno a me,
e dal giorno che ho assaggiato il tuo sapore, io osservo solo te,
ci ho messo tanto, forse troppo, vero,
a capire che sei splendida, e sei anche tanto altro per me.

Che strano, vero? Che non so cosa pensi tu di me,
perché quando ti faccio qualche domanda, non mi rispondi,
ma poi io sono bravo, intelligente come dici sempre,
e per questo cerco di capire la risposta dai tuoi occhi.

Che strano, vero? Che amo quando sei lì e mi guardi, con quegli occhioni,
come se ti sentissi in colpa per la passione che mi regali,
e stai zitta, ma parli con il tuo sorriso,
ed io, non posso altro che guardarti e provare a fermare il tempo.

Ed è strano, sì, che gli occhi sono lo specchio dell’anima,
e da quando ho capito che vuoi starmi accanto,
stringere con la tua mano la mia, e supportarmi nel mio quotidiano,
ho capito che un futuro insieme sarebbe delizioso,
quasi quanto te.

Daniele Rizzo