“L’angelo buono”: la splendida poesia di Rafael Alberti

Foto di Anka Zhuravleva

Venne quello che amavo,
quello che invocavo.

Non quello che spazza cieli senza difese,
astri senza capanne,
lune senza patria,
nevi.
Nevi di quelle che son cadute da una mano,
un nome,
un sogno,
una fronte.

Non quello che ai suoi capelli
legò la morte.

Ma quello che amavo.

Senza graffiare i venti,
senza ferire foglie o agitare cristalli.

Quello che ai suoi capelli
legò il silenzio.

Per scavarmi nel petto, senza farmi male,
di luce dolce una riva
e render navigabile la mia anima.

Rafael Alberti

(Traduzione di Vittorio Bodini)

da “Degli angeli”, Einaudi, Torino, 1966