La bellissima “Se – Lettera al figlio” di Rudyard Kipling

padre-figlio

Se riesci a non perdere la testa quando tutti
Intorno a te la perdono, dandone la colpa a te.
Se riesci ad avere fiducia in te stesso, quando tutti dubitano di te,
Ma anche a tenere nel giusto conto il loro dubitare.
Se riesci ad aspettare senza stancarti dell’attesa,
O essendo calunniato, a non rispondere con calunnie,
O essendo odiato, a non abbandonarti all’odio
Pur non mostrandoti troppo buono, né parlando troppo da saggio.

Se riesci a sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni,
Se riesci a pensare, senza fare dei pensieri il tuo fine;
Se riesci, incontrando il Trionfo e la Sconfitta
A trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare il sentire le verità che hai detto
Travisate da furfanti che ne fanno trappole per sciocchi,
O vedere le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E chinarti e ricostruirle con i tuoi strumenti logori.

Se riesci a fare un cumulo di tutte le tue vincite
E a rischiarlo tutto in un solo colpo a testa o croce,
E perdere, e ricominciare dall’inizio
Senza dire mai una parola su ciò che hai perso.
Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi tendini
A sorreggerti anche dopo molto tempo che non te li senti più
E di conseguenza resistere quando in te non c’è niente
Tranne la tua Volontà che dice loro: “Resistete!”

Se riesci a parlare con le folle mantenendo la tua virtù
O a passeggiare con i re senza perdere il senso comune,
Se né nemici, né affettuosi amici possono ferirti;
Se tutti gli uomini per te contano, ma nessuno troppo,
Se riesci a riempire l’inesorabile minuto
Con un momento del valore di sessanta secondi,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E, quel che più conta, sarai un Uomo, figlio mio!

Rudyard Kipling

(da: “Ricompense e Fate” – “Rewards and Fairies” di Rudyard Kipling – traduzione dall’inglese di G. Carro © 2005)

Una risposta a “La bellissima “Se – Lettera al figlio” di Rudyard Kipling”

  1. Sono sprofondata in queste parole…”e caddi come corpo morto cade…”..(Divina Commedia, Inferno, Canto Quinto, verso 142)….Al Liceo ognuno doveva imparare a memoria un pezzo della Divina Commedia…Io scelsi questo, in cui si parla di Paolo e Francesca (Francesca da Rimini, che amò il cognato Paolo e insieme a lui fu uccisa dal marito Gianciotto Malatesta), dal verso 70 al 142…..Ne sono felice…Rimane tutt’ora il mio preferito…….

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