“Accetto quello che sono”: il significativo brano di Cristiana Zampa

Accetto la mia incompletezza, gli smarrimenti, il bloccare le emozioni quando non le so gestire, il temere la mia potenza realizzatrice. Accetto l’instabilità, la precarietà, la presunzione di sentirmi diversa e la sofferenza dei miei limiti. Accetto che anche il rumore di una foglia fa sussultare la mia anima bambina, che una parola può uccidermi e una parola può ridarmi vita. Accetto con amore, con un sorriso, con umiltà la mia imperfezione, le mancanze, tutte le volte che non ho amato, che non ho osato, che non ho taciuto. Accetto la mia chiusura silenziosa, il mio non voler esserci, il mio desiderio di fuga. Accolgo le mie fragilità, la mia emotività eccessiva e una sensibilità che mi lacera, perché l’anima ce l’ho sulla pelle, senza protezioni naturali, senza autodifese. E così mi espongo al sole e aspetto che mi maturi come il migliore dei suoi frutti. Accetto quello che sono, così come sono, nello splendore di tanta imperfezione, nella luminosità di tanta trasparenza, nell’oscurità di tanto dolore. Accetto il fiore che germoglia nel mio seno di donna, nel mio cuore di artista, nel mio spirito contraddittorio e traboccante di vita. Nella ricezione amorevole del mio essere, scelgo di accogliere i desideri, approdi da cui salpare verso acque interiori, paesaggi dell’anima immaginati, a cui devo dare un nome, per poterli chiamare, per poter cantare: “ti ho visto anima mia, ti ho conosciuto e amato come si fa con la creatura più bisognosa, affamata di vita e di bellezza, magica, incantevole, miserevole, compassionevole, vitale, un eterno divenire che mi sfugge e che pure possiedo nell’annullamento della mia piccola persona, nella regalità di un sogno privo di dubbi e ardente di stupore.

Cristiana Zampa