Alessandro Baricco e l’intenso “Monologo dei quadri” tratto da Novecento


Vi proponiamo l’intenso è significativo “monologo sui quadri” tratto dal capolavoro di Alessandro Baricco, “Novecento”.

A me m’ha sempre colpito questa
faccenda dei quadri. Stanno su per
anni, poi senza che accada nulla,
ma nulla dico, fran, giù, cadono.
Stanno lì attaccati al chiodo,
nessuno gli fa niente, ma loro a un
certo punto, fran, cadono giù, come
sassi. Nel silenzio più assoluto,
con tutto immobile intorno,
non una mosca che vola, e loro, fran.
Non c’é una ragione.
Perché proprio in quell’istante?
Non si sa. Fran.
Cos’è che succede a un chiodo per
farlo decidere che non ne può più?
C’ha un’anima, anche lui, poveretto?
Prende delle decisioni?
Ne ha discusso a lungo col quadro,
erano incerti sul da farsi, ne parlavano
tutte le sere, da anni, poi hanno deciso
una data, un’ora, un minuto, un istante,
è quello, fran.
O lo sapevano già dall’inizio, i due,
era già tutto combinato, guarda io mollo
tutto tra sette anni, per me va bene,
okay allora intesi per il 13 maggio, okay,
verso le sei, facciamo sei meno un quarto,
d’accordo, allora buonanotte, ‘notte.
Sette anni dopo, 13 maggio, sei meno
un quarto: fran.
Non si capisce
È una di quelle cose che è meglio che
non ci pensi, se no ci esci matto.
Quando cade un quadro. Quando ti svegli
un mattino, e non la ami più. Quando apri
il giornale e leggi che è scoppiata la guerra.
Quando vedi un treno e pensi io devo
andarmene da qui. Quando ti guardi allo
specchio e ti accorgi che sei vecchio.
Quando, in mezzo all’Oceano, Novecento
alzò lo sguardo dal piatto e mi disse:
“A New York, fra tre giorni, io scenderò
da questa nave”.
Ci rimasi secco.
Fran.

– Alessandro Baricco –
“Novecento: un monologo”