“Un tempo ero…”: il bellissimo passo della scrittrice Jeanette Winterson

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Un tempo ero un’inguaribile romantica.
Lo sono tuttora.
Un tempo credevo che l’amore fosse il valore più grande.
Lo credo tuttora.
Non mi aspetto di essere felice.
Non credo che troverò l’amore, qualunque cosa voglia dire, o che, se lo troverò, mi renderà felice.
Non penso che l’amore sia una risposta o una soluzione.
Penso che l’amore sia una forza della natura, possente come il sole, necessaria, impersonale, immensa, impossibile, una forza che brucia e scalda, che inaridisce e che dà la vita.
Quando si spegne, il pianeta muore.
La mia piccola orbita di vita gira attorno all’amore.
Non oso avvicinarmi di più.
Non sono un mistico che cerca la comunicazione estrema.
Non esco di casa senza il fattore di protezione 15: io mi proteggo.
Ma oggi, mentre il sole risplende ovunque, e tutto ciò che è solido non è altro che ombra, so che le cose importanti nella vita, quelle che ricordo, che rigiro tra le mani, non sono le case, i conti in banca, i premi e le promozioni.
Quello di cui serbo memoria è l’amore, tutto l’amore, l’amore per questa strada sterrata, per quest’alba, per un giorno passato in riva al fiume, per la sconosciuta incontrata in un caffè.
L’amore per me stessa, anche, ed è la forma più difficile d’amore, perché l’amore e l’egoismo non vanno d’accordo.
È facile essere egoisti.
È difficile amarmi per come sono.
Ecco perché mi sorprende che tu mi ami.

Jeanette Winterson, da Il custode del faro