Il piccolo principe: la scelta dell’essere e la bugia dell’apparire (I)

di Andrea Soccini

“Addio”, disse la volpe. “Ecco il mio segreto. E’ molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.

” L’essenziale è invisibile agli occhi”, ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.

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Poniamoci una sola domanda; una domanda talmente semplice che l’uomo se l’è posta per secoli: che cos’è l’arte?

Potremmo parlarne per giorni, citando ogni forma d’arte, dalla pittura rupestre fino a quella contemporanea; ogni artista e la sua poetica; ogni manuale che sia stato scritto pur di trovare una risposta che per noi abbia una parvenza di senso di fronte a ciò che è inesprimibile come la meraviglia. Eppure vorrei rispondere alla domanda con la stessa semplicità con quale essa è stata posta, citando le parole di uomo, per alcuni controverso, che ha rivelato la sua visione assai sensata dell’arte: Benedetto XVI. Ebbene, secondo l’emerito Papa, l’arte “è come una porta aperta verso l’infinito, verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano”.

 

Vedete? La domanda si è già spostata da “che cos’è l’arte” a che cos’è la verità. Così la questione diventa più insidiosa, perché come possiamo ritrovare la verità, o meglio una coerenza di verità, in una vastità d’opere che vanno dal realismo all’impressionismo, dalla prosa al cinema? Secondo qualcuno, la verità è ciò che viene percepito dall’individuo e condiviso nella società, ma così non sarebbero d’accordo i surrealisti; secondo qualcun altro, è ciò che può essere oggettivamente riprodotto, ma così non sarebbe d’accordo Picasso (ricordate cosa rispose all’uomo che criticò i suoi dipinti?). Ed ecco dunque giungere in aiuto la risposta di un grande uomo, Federico Fellini, il quale disse: “Il visionario è l’unico realista”. Si palesa la soggettività del punto di vista artistico/umano, della verità dell’individuo in quanto tale. Nessuna è esatta, nessuna è errata, poiché, come disse lo stesso Fellini, Un linguaggio diverso è una diversa visione della vita”. (Cosa che, lasciatemelo dire, gli stati militaristi e autocratici cercano di cancellare ad ogni costo.)

 

Abbiamo dunque appurato che ciascuno di noi ha una propria verità, un proprio occhio per guardare il mondo che ci circonda, il ché non è assolutamente contro la dottrina cristiana, anzi, tengo a precisare.

 

Ma perché ho scritto quella frase, tratta dal capolavoro letterario di Antoine de Saint-Exupéri (Il piccolo principe)? Perché, vedete, viviamo in una società che sta mettendo da parte l’arte, che si rifiuta di aprire quella porta, preferendo fermarsi sull’uscio. Il capitalismo, insieme ai sottoprodotti che ha generato (conformismo ed omologazione), sta vorticosamente spingendo le persone ad accettare gli altri superficialmente, secondo parametri puramente estetici e fasulli. Questo ha avuto e sta tutt’ora avendo conseguenze catastrofiche per il fatto non che la gente non guardi, ad esempio, un dipinto di Van Gogh, quanto piuttosto che non si sforzi di guardare come guardava Van Gogh. “La gente non sogna più, non ha più tempo. Il poeta è un lazzarone che non lavora”, disse Alda Merini, e quanto aveva ragione! L’imposizione di un modello estetico standardizzato ha fatto si ché la gente inclusa si adagiasse sugli allori, essendo ben voluta a prescindere, mentre gli altri, si sentissero incompresi, inadeguati e, sostanzialmente, inutili.

Premettiamo il fatto che una persona sia ritenuta attraente è tanto casuale, siccome è una questione genetica e non dipende da noi, quanto manipolato dalla concezione di bellezza che ci viene imposta (guardate una celebrità di quaranta, cinquantenni fa, e ditemi se la trovate attraente, o almeno prendete consapevolezza di come il concetto di bellezza sia mutato radicalmente negli anni) ed è agli antipodi al concetto di bellezza interiore, che si manifesta nell’atto della creazione, sia questo dipingere, scrivere un film od essere gentili. Cosa c’entra ora la gentilezza ti starai chiedendo. Ma devi sapere, e forse lo sai già, che ogni creazione nasce da un sentimento, triste o felice che sia, che è come un germoglio che si è evoluto fino a diventare un racconto o un quadro. Dunque la gentilezza, la comprensione, la risata e il pianto, sono i meccanismi che si celano dietro ad un’opera d’arte, che è come un complesso giocattolo. Tu gettali questi semi, magari qualcosa cresce.

In sintesi, tu puoi pensare d’aver parola sull’esser attraente, ma è talmente improbabile come credere che il cielo domani sarà limpido perché tu così hai deciso. Ma attraente lo sei una volta nella vita, artista lo puoi essere ogni giorno. Sii una scelta e non un caso.

“Passai accanto a duecento persone e non riuscii a vedere un solo essere umano.” Charles Bukowski

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