Alcune poesie di Simone Plozzer, giovane autore Milanese

Simone Plozzer nasce a Milano nel 1990. Figlio di un affermato fotografo interrompe i suoi studi dopo il liceo, iniziando a lavorare nel campo del fotoritocco digitale. Nel 2012 s’iscrive all’università e tre anni dopo si laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche. Continua i suoi studi in quella direzione, continuando allo stesso tempo ad occuparsi di grafica e video. L’autore ha anche intrapreso, dal 2007 al 2014, una carriera nella musica rap con lo pseudonimo di Pasha.

Sempre coltivando la passione per la grafica e la psicologia l’autore, in questi ultimi anni, riscopre la sua vena creativa pubblicando le sue prime poesie con la casa editrice romana Pagine, su due differenti collane di poesia contemporanea: Navigare, nel 2016, e Colori nel 2017.

Di seguito, un’antologia delle sue poesie:

 

Sentieri

Ondivaghi pensieri,

Si smarriscono in un sospiro

Erranti se ne van in giro

Addentrandosi in più sentieri.

 

E se alcuni portano a te

Io spero di non percorrerli

Pieni come son di rovi

Tempestati di lapislazzuli.

 

Ma sempre la rotta è incerta

Di questi e de’ tuoi pensieri

E se a torto la si intercetta

Si resta schiavi di ieri.

 

Il timor sta dalla ragione

Che semina il suo baccello,

Ma vinta vien in duello

Allo stocco dalla passione.

 

Vivere

Crescer forti fugando paure,

Ghermir le sartie annodate strette,

Vivere, di là di sorti e sciagure

A navigar sotto un ciel di saette.

 

Fradici, in bilico fra l’onde

Inseguendo le luci della mattina,

Tra i fulmin cui baglior confonde

E a un passo la schiuma assassina.

 

Bianca e arida è la sconfitta

Come dipinta d’emozioni vacue

Dal cieco dolor d’una cerva trafitta

All’odio calmo di carezze innocue.

 

E noi si va, caracollanti e saldi,

scrutando dal mar gli alti temporali,

A ricercar sorrisi e letti più caldi

Di quelli vinti a duello coi pugnali.

 

Queste Notti

Strazianti son queste notti.

Notti di sale, disperate e versate sulla pietra

Notti infinite,

dove l’occhio, se pur stanco, non si quieta

E ancora notti,

notti senza scuse, confuse tra i vetri rotti

Notti di niente in cui la mente è l’unica con cui lotti…

Notti spente,

spente come le loro proprietarie

che si danno arie su quei sentieri.

E infine notti solitarie,

notti come ieri

in cui finisco a cercarti fra i miei pensieri.

 

Delicati Dispiaceri

La bellezza nel ricordo si appanna

quando la memoria torna

E se anche si destan sempre delicati dispiaceri

è molto difficile non fermarsi a salutare,

non accarezzar lievemente vecchie e taglienti sensazioni

rischiando ogni volta di graffiarsi.

 

Chi sono io

Chi sono io che dormo, mi alzo e vivo?

Corro e mi trascino.

Chi sono io? Lo sai?

Io son l’ombra di me stesso,

chi fui e chi vive adesso.

Ma son anche colui che immagino

Quando guardo allo specchio

E addobbando il mio riflesso,

scruto nel mio animo.

 

Cambierò.

 

Lodami Padre Mio

Lodami padre mio,

per te consumai le ore

Per non gravare sul tuo sudore.

Lodami prima dell’addio

Della vita grama che si fa sentenza.

Loda la mia pazienza

Che porto in casa con umiltà.

Loda questa speranza

Che non rammenti,

Perché figlia della mia età.

Lodami, in quei momenti

Quando non soffro di sentimenti.

Quando ricordo.

Quando non corro, mi siedo e ti ascolto.

Lodami con uno sguardo,

Quando fiatar sembra di troppo.

Lodami perché hai la stima,

Mia, la più nuda ed assoluta.

Fierezza sincera per una vita vissuta,

Come l’esempio perfetto su cui calcar la propria.

 

Il Mio Sorriso

Perché mi chiedi ove persi il mio sorriso?

Tu che hai il viso di colei che un dì mi ha ucciso.

Torni per finirmi?

Per dirmi come, sì, volevi amarmi?

Mai compresi quel tuo amore.

Se un maligno quel mattin rubò il tuo cuore

Divorando in poche ore

Tutta te col nostro ardore,

Sol così potrei capire

Cosa spinse te, mio fiore,

a stritolarmi fra le spire.

Fu un mio errore?

Così poco per morire

E così poco per sparire.

Cos’è rimasto di quel fuoco?

Or non resta che’l suo fumo.

Scuro, fitto, bestemmia il tuo profumo.

Confonde le tue forme, ingordo

E trova me, solo,

sulle orme di un ricordo.

 

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